Geremia 26 NR94

Profezia sulla distruzione di Gerusalemme; Geremia minacciato di morte

1 Nel principio del regno di Ioiachim figlio di *Giosia, re di *Giuda, fu pronunziata questa parola da parte del Signore:

2 «Cosí parla il Signore: Va' nel *cortile della casa del Signore, e di' a tutte le città di Giuda, che vengono a prostrarsi nella casa del Signore, tutte le parole che io ti comando di dir loro; non omettere nessuna parola.

3 Forse daranno ascolto e si convertiranno ciascuno dalla sua via malvagia; e io mi pentirò del male che penso di far loro per la malvagità delle loro azioni.

4 Tu dirai loro: “Cosí parla il Signore: Se non date ascolto, se non camminate secondo la mia legge, che vi ho posta davanti,

5 se non date ascolto alle parole dei miei servitori, i *profeti, i quali vi mando, che vi ho mandato fin dal mattino e non li avete ascoltati,

6 io tratterò questa casa come Silo, e farò in modo che questa città serva di maledizione presso tutte le nazioni della terra”».

7 I *sacerdoti, i profeti e tutto il popolo udirono *Geremia che pronunziava queste parole nella casa del Signore.

8 Appena Geremia ebbe finito di pronunziare tutto quello che il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo lo presero e dissero: «Tu devi morire!

9 Perché hai profetizzato nel nome del Signore, dicendo: Questa casa sarà come Silo e questa città sarà devastata, e priva di abitanti?» Tutto il popolo si radunò contro Geremia nella casa del Signore.

10 Quando i capi di Giuda udirono queste cose, salirono dal palazzo del re al *tempio del Signore, e si sedettero all'ingresso della porta nuova del tempio del Signore.

11 I sacerdoti e i profeti parlarono ai capi e a tutto il popolo, dicendo: «Quest'uomo merita la morte, perché ha profetizzato contro questa città, nel modo che avete udito con le vostre orecchie».

12 Allora Geremia parlò a tutti i capi e a tutto il popolo, dicendo: «Il Signore mi ha mandato a profetizzare contro questo tempio e contro questa città tutte le cose che avete udite.

13 Ora, cambiate le vostre vie e le vostre azioni, date ascolto alla voce del Signore, del vostro Dio, e il Signore si pentirà del male che ha pronunziato contro di voi.

14 Quanto a me, eccomi nelle vostre mani; fate di me quello che vi parrà buono e giusto.

15 Soltanto sappiate per certo che, se mi uccidete, mettete del sangue innocente addosso a voi, a questa città e ai suoi abitanti, perché il Signore mi ha veramente mandato da voi per farvi udire tutte queste parole».

16 Allora i capi e tutto il popolo dissero ai sacerdoti e ai profeti: «Quest'uomo non merita la morte, perché ci ha parlato nel nome del Signore, del nostro Dio».

17 Alcuni degli *anziani del paese si alzarono e parlarono cosí a tutta l'assemblea del popolo:

18 «Michea, il Morasita, profetizzò ai giorni di *Ezechia, re di Giuda, e parlò a tutto il popolo di Giuda in questi termini: “Cosí dice il Signore degli eserciti: *Sion sarà arata come un campo, *Gerusalemme diventerà un mucchio di macerie, e la montagna del tempio, un'altura boscosa”.

19 Ezechia, re di Giuda, e tutto Giuda lo misero a morte? Ezechia non temette forse il Signore, e non supplicò il Signore al punto che il Signore si pentí del male che aveva pronunziato contro di loro? Ma noi stiamo per compiere un male gravissimo a nostro danno».

20 Vi fu anche un altro uomo che profetizzò nel nome del Signore: Uria, figlio di Semaia di Chiriat-Iearim, il quale profetizzò contro questa città e contro questo paese, in tutto e per tutto come Geremia.

21 Il re Ioiachim, tutti i suoi uomini prodi e tutti i suoi capi udirono le sue parole; il re cercò di farlo morire; ma Uria lo seppe, ebbe paura, fuggí e andò in Egitto.

22 Il re Ioiachim mandò degli uomini in Egitto, cioè Elnatan, figlio di Acbor, e altra gente con lui.

23 Questi trassero Uria fuori d'Egitto, e lo condussero al re Ioiachim, il quale lo colpí con la spada, e gettò il suo cadavere fra le sepolture dei figli del popolo.

24 Ma la mano di Aicam, figlio di Safan, fu con Geremia, e impedí che fosse dato in mano del popolo per essere messo a morte.